OPINIONI DELLA STAMPA: I PROGETTI
CITTÀ INVISIBILI
Spazi di solito inaccessibili trasformati in scenari pubblici, in luoghi della memoria, in storie concluse da ripercorrere circolarmente, assorbono il visitatore entro moltitudini di eventi inattesi, in un rapporto ravvicinato tra interpreti e spettatori, chiamati ad essere parte in causa, in quanto offrono le “città”. (…) Il regista Pino Di Buduo, con una quarantina di artisti di ogni lingua e paese, è riuscito a trasferire il messaggio di Calvino, e ad esemplificarne l’intento, a metà strada tra le pagine e la vita, tra l’immagine e il viaggio reale.
Marco Caporali, L’Unità, 17 settembre 1991
Non era la molteplicità la vera intenzione degli organizzatori, ma un attentato teatrale: il paese doveva essere assalito con uno spettacolo esotico, gli abitanti e visitatori infetti dal bacillo teatro e teatralizzati per due settimane. E così è stato (…) qui si poteva trovare la sbornia del teatro.
Moritz Rinke, 1992
(…) Il grande spettacolo non ha lasciato tracce visibili. Resta il ricordo, un pezzo di storia. (…) Il progetto resta un giuoco senza confini della fantasia con il tempo e con lo spazio, una storia infinita.
Die Zeit, 5 maggio 1995
E come negli omonimi racconti di Italo Calvino il viaggiatore Marco Polo guida lo stupefatto Kublai Khan in luoghi meravigliosi, così qui lo spettatore viene spinto ad un viaggio esplorativo nella terra di nessuno della fantasia.
Ursula Kammersberger, Observer – Wien, 18 settembre 1995
Rendere visibile l’invisibile, riportare alla superficie ciò che appare celato. (…) Dove, appellandosi a tutti i sensi, le singole stazioni hanno offerto uno spettacolo così affascinante da rendere indescrivibile il visto e l’udito.
(…) A riva erano stati sistemati ampi teli di stoffa, sui quali agiva un fantomatico teatro d’ombre. Lo spettatore poteva trasformarsi in attore semplicemente portandosi dietro gli stessi teli.
Hannes Hide, Salzkammergurt Zeitung, 21 settembre 1995
La presenza di artisti di diversa cultura e nazionalità (italiani, austriaci, tedeschi e inglesi) permette sia l’espressione di un diverso modo artistico di porsi in rapporto ad uno stesso luogo e ad una stessa tematica, che un fattivo contributo alla concretizzazione di un disegno europeo basato su una ricerca, con connotazioni di derivazione antropologica, che ha le sue colonne portanti nella percezione dello spazio e nella memoria ed identità del luogo.
Cronache, 26 luglio 1996
Senza usare locuzioni verbali inutili ed eufemismi d’effetto, quando si parla di “Città Invisibili”, il caleidoscopio artistico ideato dal Teatro Potlach di Fara Sabina (RI), si deve parlare della più bella ed efficace produzione di strada che sia mai stata inscenata.
Nicola Guarnieri, L’Adige, 31 agosto 1996
Tra realismo e fiaba. Sono i fili conduttori dell’opera che andrà in scena (…); realizzazione teatrale internazionale che ha al centro l’antropologia del luogo.
Barbara Beghelli, Il Resto del carlino, 1 marzo 2000
Il pubblico ha attivamente partecipato, seguendo il percorso tracciato all’interno dell’Abbazia di Farfa potendo liberamente scegliere una strada, a seconda dell’emotività personale, vestendo i panni si un viaggiatore o un esploratore.
Corriere della Sabina, 2000
Forse neanche Italo Calvino sarebbe stato capace di realizzare un progetto così complesso, complesso e variegato come da anni sta facendo il Teatro Potlach sotto la magistrale regia di Pino Di Buduo. E ciò che affascina di più è che ogni spettacolo non è mai uguale al precedente.
Il Quotidiano della Calabria, 22 agosto 2000
Colorando e rivestendo i muri, le strade, i monumenti di Farfa di luci, stoffe, materiali del tutto: inusuali, la cittadina sembra proprio assumere una dimensione altra, oltre il tempo e lo spazio usati. Ad ogni angolo c’è una diversa esibizione, una volta canora, una volta teatrale, che rendono vive anche le zone, da sempre in ombra. (…) Ognuno in fondo può scegliere la sua strada da percorrere anche perché sognare non costa nulla, specialmente quando non ci sono limiti, come in questo caso.
Massimo Tartarino, Il Tempo, 26 agosto 2000
Un gioco folle ma straordinariamente organizzato di oltre un centinaio di artisti che spiegano tutte le proprie più libere energie, ciascuno con una propria performance.
Luigi Guido, La provincia cosentina, 16 luglio 2003
Bastano due parole “Città invisibili” per far scattare subito tanta curiosità e voglia di teatro da trascinare centinaia di persone anche oltre la “cintura del centro storico” di Abbiategrasso.
Copertina cultura, 9 giugno 2006
Non si tratta di mettere in mostra l’eccellenza, o i “saranno famosi”(…). Che la chiave di lettura sia nella musica di Nino Rota che apre la performance? Siamo tutti comparse in un film felliniano (regia di Pino Di Buduo, sceneggiatura delle associazioni locali), dove il “genio popolare” è insieme lirico e kitsch, dove ciò che conta è l’”umanità”, lo spettacolo della vita e del paese nascosto? La folla ha gradito.
Fabrizio Tassi, Copertina Cultura, 16 giugno 2006
Anche quest’anno la città di Gallipoli torna a proporre lo spettacolo, unico nel suo genere, salutato negli anni passati da uno straordinario successo di critica e pubblico.
Lecce provincia, 26 luglio 2006
Metti il centro storico di Gallipoli, di cui conosci magari già tutto, ogni portone e balcone e merletto di pietra; metti gli artisti che magari già conosci perché animano la scena teatrale e musicale del Salento; e metti una sera, con le sue suggestioni e gli incanti e magari i fantasmi del tempo che la magia dei luoghi ha ottenuto di trattenere legati da invisibili fili d’amore. Ebbene, mescolando il tutto con l’arte, la passione e la sapienza del Teatro Potlach, il centro storico si rigenera ed entra a far parte di quelle “Città Invisibili” come ormai solo oggi si potrà ammirare.
La Gazzetta del mezzogiorno, 31 agosto 2008
Una fantastica “Karlsrhue romana”, che segue una drammaturgia e coreografia esteriore attraverso gli elementi architettonici, sociali e storici esistenti, animata dalla creatività degli artisti e della loro interazione, che apre nuove prospettive. Un gioco magico tra incantatori e incantati.
Susanne Marshall, Badisches Tagblatt, 3 aprile 2008
Rovereto è rinata tornando indietro, scavando nella sua memoria e offrendo un’immagine di sé che nessuno, nemmeno i più anziani, immaginava esistesse. Merito delle “Città Invisibili”, quell’incredibile spettacolo di strada ideato da Pino Di Buduo e che il Teatro Potlach mette ormai in scena da anni in tutto il mondo. Ieri il percorso artistico attraverso il centro storico ha rapito le migliaia di persone che hanno affollato l’urbe per scoprire quanto l’arte – dalla recitazione alla musica, dal canto alle clownerie, dal ballo al mimo, dalle proiezioni ai giochi di luce – possa davvero diventare lo specchio del’anima. (…) Per molti è stato un tuffo nel passato, per gli altri una scoperta che il luogo dove si vive, che si frequenta tutti i giorni in realtà è una somma di luoghi ma anche di non luoghi, è un insieme di mondi fino ad oggi sfuggiti. (…)
Insomma, un successo le “Città Invisibili”, plasmate e animate da trecento artisti con una nutrita pattuglia di autoctoni, con rappresentanti di vari angoli di un ovale che ci ostiniamo a chiamare mondo ma che, troppo spesso, è solo un’accozzaglia di confini invalicabili ai più. Ieri, invece, non c’erano frontiere, non c’erano controlli di passaporto, non c’era la diffidenza per la lingua e i colori diversi.
Nicola Guarnieri, L’Adige, 11 luglio 2009
L’ha già fatto in 55 città, ed ogni volta è stata una nuova scoperta, un meraviglioso viaggio attraverso persone e palazzi, alla ricerca di tesori nascosti da restituire a chiunque capiti di passare, sia esso un visitatore distratto o un abitante che ha sempre vissuto solo due porte più in là. Si chiama Pino Di Buduo ed è il regista del progetto “Città Invisibili”.
Barbara Goio, L’Adige, 3 aprile 2011
C’è spazio per tutto in “Città Invisibili”. Un mosaico che però restituisce un’idea completa di una Rovereto a cavallo tra realtà e fantasia, in cui c’è spazio per la creatività di ciascuno. E questo, i cittadini l’hanno capito e apprezzato. Sono arrivati in tanti, a godersi la serata finalmente calda. Chi affascinato dalla propria città rivista attraverso gli occhi dell’arte, chi incuriosito dalle diverse proposte artistiche, in molti si sono lasciati trasportare. Attraverso corridoi fatti di lenzuola, passando da aperture che nemmeno pensavano potessero esistere, si sono fermati volentieri ad ogni proposta. (…) Ma soprattutto, ognuno si è ripreso, in qualche modo, la propria città.
L’Adige, 4 aprile 2011
Evento di punta di questa edizione della Primavera Carougeoise lo spettacolo “Carouge Città Invisibile”. (…) L’arrivo del Teatro Potlach le cui creazioni, sempre insolite, sono particolarmente uniche perché intimamente legate al luogo.
La notizia di Ginevra, marzo 2011
Nelle sale dell’Odin Teatret il gruppo Potlach di Fara Sabina, con rigorosa supervisione di Pino Di Buduo, ha realizzato un percorso immaginifico e surreale “occupando” tutti gli spazi disponibili, coordinando 43 performance, 15 installazioni, utilizzando attori, danzatori e musicisti della città, del Teatro tascabile di Bergamo, del Teatro Pontedera, dell’associazione internazionale Jasonite e attori dello stesso Odin. (…) Se vedessimo l’evento dall’ato vedremmo decine di racconti depositarsi nei luoghi scelti del centro: nei teatri, nei depositi, nelle sale-laboratorio, nella biblioteca, nelle cucine, nei bagni, nei suggestivi spazi esterni, dove alle undici di sera filtra ancora la luce del sole. Ogni posto è legato ad un racconto, ad una città, ad una rappresentazione, ad un pezzo di vita. Dalle 21.00 alle 24.00 una fila interminabile di pubblico ha partecipato con attenzione, divertendosi all’infinita karmesse.
Alessandro Berdini, L’opinione, 16 giugno 2011
L’intero borgo si è mutato in scenografie per la performance del Teatro Potlach (…) che si snoda lungo le strade, insinuandosi nelle vecchie botteghe di alimentari, raccontando le vite dei leccesi di una volta, dicerie che scivolano da un davanzale all’altro e si fanno inedito teatro di strada. Il percorso si insinua nei salotti buoni, dove gli avi sorridono compiaciuti dalle cornici delle foto, nelle palestre dove è in corso una lezione di danza, trattiene il fiato in bilico su un filo e sugli archi di un violino, s’inebria del profumo delle viti che ammiccano dai pergolati, sfogliano le pagine di un diario urbano in un insolito hit et nunc teatrale, ogni giorno differente, dove la città si scopre sconosciuta agli autoctoni.
Valeria Nicoletti, 2 ottobre 2012
Il borgo che si mostra, si svela, si rende visibile e vive con protagonisti veri o in prestito, che quelle strade le illuminano di creatività (…) Pino Di Buduo registra un virtuale tutto esaurito. Virtuale, perché il palcoscenico sono le strade, le botteghe, la chiesa, il chiostro, le stesse case e gli spettatori sono tutti in prima fila.
TR News, Notizie, 16 settembre 2012
Pino Di Buduo organizza un percorso-tragitto dalla complessità poetica particolare. Ci si entra e, nella folla, ognuno può costituire il suo percorso. Mi fermo davanti ad una nicchia, dove un chitarrista della mia età suona da solo le melodie di Johnny Cash che mi ricordano la sua scoperta luminosa a Bucarest. Mezzo secolo fa anche! Da un’altra parte, non posso rimanere indifferente di fronte ad una sala dove delle famiglie di Holstebro si divertono come in uno scenario privato dove ragazzi – molto giovani! - cantano estratti del “Flauto magico” con una purezza nettamente superiore a quella ricercata da Peter Brook nella sua messa in scena. L’orchestra filarmonica della città che riunisce adolescenti e adulti suona avvolta di abeti ritti nel cuore dell’edificio e questo fa pensare ad un quadro metafisico di Caspar David Friedrich. Passiamo da una parte all’altra, da un età all’altra, ci confrontiamo alla diversità del mondo che esploriamo con meraviglia. Passeggiata al riparo di uno spettacolo che ci confida che ci sono ancora delle ragioni per sperare che, secondo l’adagio Dostoievskiano, “la bellezza salverà il mondo”. E niente conferma di più questa convinzione che l’indimenticabile scoperta della sala centrale del Comune coperta da un’immensa tela bianca. Sposa la forma delle scrivanie, le cavità dei corridoi, paesaggio immaginario glaciale al cuore del quale, da qualche parte, in lontananza, intravediamo una giovane, molto giovane violoncellista che suona accanto ad un anziano soldato dalla gamba troncata, che, lui, fa risuonare una fisarmonica ludica. Mi sarebbe piaciuto che avreste potuto vedere questo concentrato del mondo dove la guerra e la pace si associano, dove gli strumenti dialogano, dove il dolore e la gioia si sposano su un fondo di bianchezza che indica allo stesso tempo purezza e lutto! Questa immagine mi accompagna nella notte della città e, da allora, la porto in me come il legs di questa festa.
George Banu, La lettre des 50 ans, giugno 2013
È in fondo un’intera città che rianima il centro storico, cioè la sua storia abitativa, di costume, sociale ed economica si apre al confronto con un altro mondo che è poi una parte di sé. Si tratta in ultima analisi di conferire attraverso le forme dello spirito la cittadinanza più alta a questa epoca dell’uomo in lotta per la sua dignità.
Trentino, 4 luglio 2013
Un grande palcoscenico. O meglio: decine di piccoli palcoscenici disseminati per le vie del centro storico in un viaggio meraviglioso e quasi onirico, scandito da grandi teli bianchi a dividere un mondo dall’altro. (…) Duecento artisti hanno dato vita a performance d’ogni genere, splendidi esempi della bellezza della diversità umana.
Trentino, 8 luglio 2013
“L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose” scriveva Italo Calvino ne Le città Invisibili. Dal 1991, con il suo Teatro Potlach, Pino Di Buduo recupera questa suggestione letteraria e la concretizza in un progetto artistico interdisciplinare e multimediale che rivoluziona la percezione dei luoghi per contrastare abitudini e l’assuefazione ai suoi significati. (…)
“L’evento, nella sua concezione e struttura, ricalca esattamente il libro di Calvino” commenta Di Buduo, “Agli Artisti spetta il ruolo di “stranieri” che con lo stupore del loro sguardo ci ricordano i valori dei nostri luoghi”.
Natalia Distefano, Corriere della Sera, 26 febbraio 2015
Giovedì 26, venerdì 27 e sabato 28 febbraio 2015 la Cappella, il Teatro Ateneo, i piazzali e i porticati dell’Università si sono prestati alla realizzazione di un itinerario di circa 800 metri, allestito all’insegna del dialogo e dello scambio con gli altri linguaggi artistici e con le sperimentazioni letterarie più ardite. Ogni angolo, scala o aula, arricchiti con teli, luci, video-proiezioni, installazioni e scenografie, sono diventati veri e propri palcoscenici in cui perdersi, viaggiare, ricordare e, perché no, sognare… magari di dare un ordine a questo caos del reale.
“Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che da lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada, ora più densa, tu non devi credere che io possa smettere di cercarla.” Italo Calvino – Le città Invisibili
Piuculture, marzo 2015
Una folla si è riversata negli androni e nei giardini di solito chiusi, come quello, molto bello e dotato di un fornito orto, del parroco di San Marco, disseminati di attori, performer ed installazioni, realizzate dal Teatro Potlach in collaborazione con le associazioni cittadine e molti privati che si sono offerti di partecipare, hanno reso affascinante la stessa storia della città, rievocata attraverso le citazioni dei cittadini illustri.
Trentino, 6 luglio 2015
Rovereto come Venezia diventa per un giorno città invisibile, città nascosta, città della memoria e del piacere ha ospitato storie in forma di poesia, musica, danza e colori proiettati, incastrate negli anfratti della vita quotidiana, dentro corti inaspettate e giardini chiusi, sulle facciate dei palazzi antichi, popolari, nobiliari che testimoniano la dominazione veneziana e quella austriaca. (…) lo staff numeroso ha reso possibile una gran quantità di eventi variegati, interventi artistici che ridefiniscono luoghi e spazi urbani senza privarli della loro specifica misura, della loro identità e soprattutto della comunità che la vive, la quale si è riunita per l’occasione per fare musica, cantare, ballare.
Annamaria Monteverdi, Digital Performance, luglio 2015
“La cosa emozionante riguardo il progetto è che nessuno ancora sa di cosa si tratti, né quale sarà il risultato finale fino al giorno dello spettacolo” dice la Zuckman. “Lo spettacolo coinvolgerà il campus intero. Credo che nessuno sarà mai capace di vedere certi spazi ancora nello stesso modo una volta provata l’esperienza di trasformazione del Teatro Potlach. Si tratta di un’emozionante immersione nell’esperienza teatrale.”
Chris Fannick, The Trinitonian, 28 settembre 2015
È una nuova produzione teatrale, ma se ti aspetti di trovare il tuo posto a sedere in un teatro e di essere intrattenuto, sappi che troverai altro.
Jack Morgan, ottobre 2015
PAESAGGI CONTEMPORANEI
Sono 140 gli artisti coinvolti, ballerini, attori, musicisti. Tra loro anche 18 allievi dell’Accademia di Belle Arti e i musicisti del Conservatorio Bellini. Ognuno, a suo modo, racconterà i paesaggi contemporanei ispirati alle identità dei luogi. Tra i temi ci saranno i grandi cicli produttivi della Sicilia: il ciclo del grano, dell’olio, della vite, il ciclo agropastorale, della pesca e, con l’uso delle tecniche dello spettacolo teatrale, saranno rievocati i luoghi e i sapori del territorio. (…) Lo spettatore si trasforma in un viaggiatore-esploratore dei paesaggi che rievocano le tradizioni e la storia della sua terra.
Articolo di Anna Cane, Giornale di Sicilia, 30 luglio 2015
“Arrivati in città abbiamo riflettuto a lungo a cosa ispirarci, effettuando ricerche nel segno della tradizione, in particolare riferendoci al “patrimonio immateriale”. Abbiamo pensato a questi elementi come punto di partenza, rivitalizzandoli con le performance che vedrete”(…) Il percorso è circolare, un viaggio all’interno e all’esterno dei Cantieri [nota: Cantieri Culturali della Zisa a Palermo], da attraversare liberamente e modulare a secondo dell’ispirazione del momento, scegliendo tra trenta spettacoli.”
Paola Nocita, La Repubblica, 30 luglio 2015
Sono gli attori a invitare al percorso, e saranno gli attori alla fine a chiudere il viaggio. Che suona quasi come una cerimonia al rintocco della campana, un itinerario per voci, suoni, proiezioni, sensazioni (…) Ogni “bene” diventa spettacolo, dà luogo a suggestioni visive, animate da ballerini, musicisti, performer, ma anche ciclisti acrobati e pugili.
Simonetta Trovato, Giornale di Sicilia, 1 agosto 2015
Il progetto del Teatro Potlach non è soltanto un grande evento spettacolare o uno spettacolo di giro, ma piuttosto è un intervento che si struttura e si costruisce sul territorio e da esso dipende. È un intervento non solo artistico ma anche antropologico e sociale, che coinvolge in prima persona la realtà in cui si realizza come protagonista stessa dell’evento.
Vincenzo Sansone, Rumorscena
Uno spettacolo coinvolgente, totale, itinerante, multimediale e multidisciplinare in cui lo spettatore ha un ruolo fondamentale: insieme agli artisti, si trasforma in un viaggiatore-esploratore dei paesaggi contemporanei della propria memoria e della propria città.
Extra. Quotidiano Siciliano di informazione
Un itinerario della memoria che si nutre di tradizioni, lavori manuali, fatica, cicli vitali come può essere quello del grano o quello del vino.
La Sicilia, 8 agosto 2015
Gli attori si presentano: sono lì per raccontare al pubblico i riti antichi della terra, i suoni e i colori, i sapori e i saperi, i beni immateriali, i cicli vitali, i pupi, le tonnare. E per farlo, avviano un viaggio ancestrale che scopre palazzi barocchi e conventi claustrali, volute e ghirigori di pietra, terrazzi, altarini, scaloni.
Giornale di Sicilia, 29 agosto 2015
Non solo Etna, le gesta di Orlando furioso e Teocrito, ma tutta la Sicilia tra tradizione e modernità.
Maria Luisa Sisinna, La Sicilia, 31 agosto 2015
Paesaggi Contemporanei è stato teatro, musica, proiezioni, installazioni e performance sorprendenti. Fine serata in bellezza con gli artisti che hanno salutato e ringraziato i presenti; e il pubblico che, a sua volta, ha ringraziato con intensi applausi gli artisti e gli organizzatori per questa particolare esperienza di viaggio.
Oggimedia.it, 31 agosto 2015
Entrare nel più sontuoso palazzo barocco della Catania antica e, come per magia, dentro il silenzio misterioso del suo cortile, diventare parte di una straordinaria installazione di luce e colori. Dall’altra parte della strada, il rigore claustrale dell’ex convento San Placido si accende nuove ombre e schiude le porte a scaloni monumentali, altarini, lunghi corridoi da percorrere per gioco, no ttetempo, come fosse un nascondino, prima di raggiungere il grande terrazzo dove insieme alla musica, riecheggiano i rintocchi del campanile che svetta sui tetti della città barocca.
A Catania, i “Paesaggi contemporanei” di I ART approdano (e concludono il loro viaggio) a Palazzo Biscari e Palazzo Platamone, da venerdì 28 a domenica 30 agosto (dalle ore 21). Performance, teatro, musica, danza, videomapping, proiezioni: è la terza ed ultima tappa del progetto di Pino Di Buduo e del Teatro Potlach che si è già sviluppato ai Cantieri della Zisa di Palermo e nelle antiche purrere, le cave di tufo di Sambuca.
Nato in collaborazione con artisti e associazioni locali (oltre 140 tra musicisti, ballerini, performer, voci bianche ed artisti visivi), “Paesaggi contemporanei” si è sviluppato in seno al Festival I ART, finanziato con fondi europei, ideato e diretto dall’associazione I
WORLD, con capofila il Comune di Catania. Un’immersione totale nel mondo dei beni immateriali, come è già stato nelle due tappe precedenti: il “patrimonio culturale vivente” è la chiave per leggere le performance che prendono vita nelle due storiche residenze nobiliari. E’ lo stesso Pino Di Buduo a spiegare che “il percorso degli spettatori partirà da via Biscari, dove si presenteranno gli artisti e introdurranno il viaggio che proseguirà in via Landolina, nel cortile di palazzo Platamone; dai portici si salirà ai terrazzi al primo piano, si entrerà negli uffici (antiche celle monastiche) per poi ridiscendere nel cortile e, lungo i porticati, arrivare ai lati asimmetrici della struttura da dove si passerà a palazzo Biscari”.
Un totale di oltre venti performance, degli artisti del Teatro Potlach e di altri scelti sul territorio, senza contare proiezioni, videomapping e installazioni che prendono le mosse – come anche gli spettacoli – dal lungo lavoro documentario sui beni immateriali, condotto dal
fotografo Melo Minnella e dall’antropologo Ignazio Buttitta.
Coinvolti – oltre agli artisti del Potlach: Daniela Regnoli, Nathalie Mentha, Zsofia Gulyas, Mikhailo Snisarenko, Irene Rossi, Matteo Antonucci, Edoardo Cirone, Vincenzo Sansone, Agnese Giglia, Rosaria Abello, Alice Sanzillo e la Pixelorchestra con Luca Cristiano e Francesco Bruno – diversi gruppi e artisti locali: l’associazione Mandara Ke di Lucia Sardo e Marcello Cappelli; i Siculish, Fabbricateatro, Graziana Allegra, Valeria Geremia – Sicula Butoh, la Vocal band “Insolitenote”, il coro di voci bianche “Vincenzo Bellini” di Catania, diretto da Daniela Giambra; GravinArte, Vuotoperpieno di Milano, il centro Studio Danza, la scuola di danza Arabesque; la scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti (coordinamento dei docenti Aldo Zucco, Carmelo Mangione, Umberto Naso) e ZEN ART.
“Mi ha meravigliato, e continua a farlo – dice il regista Pino Di Buduo – la straordinarietà e la diversità delle architettura siciliane: dall’archeologia industriale dei Cantieri della Zisa di Palermo, ai vicoli saraceni di Sambuca, ora i palazzi barocchi di Catania. Qui stringiamo anche un bellissimo rapporto con il mare e la lava dell’Etna. La forza di questa isola sta nella sua continua rinascita, nella profondità delle tradizioni e dei cicli agroalimentari con tutti i loro derivati”.
“Paesaggi Contemporanei rappresenta uno dei momenti apicali del progetto I ART, proprio per la sua capacità di interpretarne la poetica. Un grande evento spettacolare e carico di poesia che in ogni città ha saputo esaltarne le specificità e creare una magica simbiosi tra il contesto urbanistico e le componenti identitarie che lo caratterizzano” dice Lucio Tambuzzo, ideatore e direttore generale del progetto I ART Uno spettacolo coinvolgente, totale, itinerante, multidisciplinare e multimediale in cui lo spettatore ha un ruolo fondamentale: insieme agli artisti, si trasforma in un viaggiatore-esploratore dei paesaggi contemporanei della propria memoria e della propria città. Il tutto secondo la linea del Teatro Potlach, fondato nel 1976 da Pino Di Buduo e Daniela Regnoli. Da allora utilizza torce, luci colorate, giocoleria, videomapping, tessuti bianchi per ridisegnare gli spazi.
I LANDSCAPE - I SEGRETI DEL PALAZZO
Un viaggio immaginifico, irreale, sospeso, per raccontare i beni immateriali della Sicilia, i suoi cicli vitali, i pupi, il grano, l’uva. Ma tutto questo avviene immergendo lo spettatore in un ambiente “liquido”, narrativo, fatto di videomapping, teatro, musica e performance, all’interno dell’Albergo delle Povere di Palermo. Domenica sera (6 settembre), dalle 21 alle 23 (ingresso libero) l’antico palazzo settecentesco – costruito durante il vicereame austriaco per accogliere i poveri e i derelitti, storpi, vagabondi e orfane - accoglierà I LANDSCAPE, spettacolare viaggio per rivelare una Sicilia antica e fattiva, nato all’interno del contenitore I ART - il progetto ideato e diretto da I WORLD, finanziato con fondi europei e con capofila il Comune di Catania -. Rivive il palazzo, voluto dal Principe di Palagonia, con le sue storie e i suoi segreti; verranno aperti percorsi finora sconosciuti al pubblico, come il giardino segreto dei gelsi, con le vasche di decantazione e bollitura dei bachi da seta. Alle 21 l’inaugurazione di I LANDSCAPE a cui parteciperà l’assessore regionale ai Beni Culturali e Identità siciliana, Antonio Purpura.
Attraverso l’evento multidisciplinare si racconteranno alcuni punti della storia dell’Albergo delle Povere: le persone che hanno contribuito alla sua costruzione, l’importanza e il ruolo del palazzo per la povera gente di Palermo. La drammaturgia è affidata a Pino Di Buduo e al Teatro Potlach, che ha già firmato per I ART, “Paesaggi contemporanei” ai Cantieri della Zisa, a Sambuca e a Palazzo Biscari, a Catania.
Il viaggio inizia già all’ingresso dell’Albergo delle Povere: grandi proiezioni e video mapping sulla chiesa centrale e sugli allestimenti architettonici, per poi salire il grande scalone che porta al primo piano. Si riscende dall’altro lato, girando intorno al cortile interno, lungo la balconata, uscire e tornare al piano terra, in giardino. Lungo tutto il percorso prenderanno vita racconti, azioni performative, trasformazioni dello spazio con grandi scenografie e racconti per immagini. Presenti anche le creazioni di alcuni artisti che hanno partecipato al bando pubblico I LANDSCAPE: Giovanni Bartolozzi, Alessia Interdonato, Valentina Smiriglia, Simone Geraci e Giuseppe Vassallo (pittura); Giovanni Lo Verso, Grazia Inserillo (scultura); Pepino Lopez, Andrea Branciforti, Antonella Caponnetto, Giuseppe Cinà (design); Roberto Intorre (gioielli); Loredana Grasso (ricami).
Nelle sale al primo piano verrà proiettato il film Landscape diretto da Luca Ruzza con la OpenLab Company che raccoglie l’immenso patrimonio fotografico di Melo Minnella, sulla scia degli studi antropologici di Ignazio E. Buttitta e dei contributi sonori della Fondazione Ignazio Buttitta e del Folkstudio.
Simonetta Trovato